Scuola non è soltanto sinonimo di studio e compiti a casa. Il primo sistema scolastico è stato inventato dai Sumeri nel 3500 a. C. circa e oggi, più che in passato, la scuola rappresenta un vero laboratorio di crescita e sperimentazione, dove un bambino o un ragazzo potrà mettersi alla prova, confrontarsi, maturare e, naturalmente, imparare.
È un percorso lungo, se va bene occupa ben tredici anni della nostra vita (senza contare la scuola dell’infanzia), ma, in fondo, non ci lascia mai, perché come dice un vecchio adagio, “nella vita non si finisce mai di imparare”.
La scuola è un cammino importante e impegnativo, durante il quale i giovani acquisiscono sì tante nozioni di cultura generale, ma soprattutto imparano a vivere.
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La scuola nell’era di internet
Come successo in tanti altri settori, anche nella scuola la tecnologia ha portato diversi cambiamenti. Con i nuovi mezzi messi a disposizione da internet, la fruizione dello studio è mutata, portando i giovani ad approcciarsi in maniera diversa alla scuola.
Per tanti, questo ha rappresentato la possibilità di allargare la propria fame di conoscenza, mentre per altri ha significato l’abbandono della lettura, del piacere di fare ricerche in biblioteca o sulle enciclopedie e dell’abitudine allo studio.
Ciò ha portato a una rilettura del senso di esistenza della scuola che ha perso diversi posti all’interno delle priorità personali.
La scuola, così, è diventata inutile, una perdita di tempo che serve solo ad avere un pezzo di carta che non vale niente. Teorie appoggiate da un dilagante populismo ignorante che cerca di negare il valore centrale della scuola e della conoscenza per appiattire il pensiero critico.
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Perché la scuola è importante
Frequentare una scuola significa essere liberi, avere la possibilità di crearsi un proprio bagaglio culturale che servirà per ciò che vogliamo diventare da grandi.
È come vivere in una micro rappresentazione del mondo, con le sue dinamiche complesse e, spesso, contorte e incomprensibili, in cui il giovane deve imparare a sbrigarsela da solo, senza fare per forza affidamento sui genitori.
La scuola serve come base per realizzare i propri sogni; tutti noi, in classe, ci siamo trovati a fantasticare su cosa diventare da grandi, su quale lavoro fare ed è proprio lì, grazie a insegnanti e compagni di classe, che troviamo le basi da cui partire.
In una società come quella in cui viviamo, la scuola è più importante perfino della famiglia, perché fornisce gli strumenti per scegliere, in futuro, il nostro cammino.
Senza la scuola, nessuno di noi avrebbe gli strumenti per sentirsi parte della società, perché è tra quelle quattro mura che sviluppiamo la nostra personalità e scopriamo le nostre peculiarità.
Il sapere trasmessoci dagli insegnanti non serve soltanto a noi e al futuro delle generazioni che verranno, ma anche a quello del Paese in cui viviamo, al quale possiamo dare il nostro contributo, lavorativo o culturale che sia.
Chi studia si mette in gioco, impegnandosi a raggiungere determinati obiettivi e, di conseguenza, capisce che per ottenere qualcosa il sacrificio e la dedizione sono indispensabili.
Fortunatamente, per chi non ha avuto la possibilità di poter studiare, esistono le scuole di recupero anni scolastici, le quali consentono, a chiunque voglia, di prendere il diploma anche a distanza di molti anni.
La scuola negata
Frequentando la scuola, i ragazzi imparano a conoscere anche i propri diritti e come poterli rivendicare, un concetto spesso troppo sottovalutato, soprattutto se si pensa a quei bambini che, in alcune zone del mondo, non possono godere di questo sacrosanto diritto.
Ci sono Paesi, soprattutto nelle zone meno sviluppate e industrializzate, in cui i bambini sono costretti a percorrere molti chilometri per raggiungere una scuola, nella speranza di potersi emancipare da una situazione in cui si sono trovati senza avere nessuna colpa.
Nella nostra cultura agiata e viziata, questi drammi vengono vissuti come qualcosa di lontano e sbiadito, inconsapevoli di quanto, invece, siano direttamente collegati alla nostra vita.
È necessario, quindi, instillare nelle menti dei giovani il dubbio, la domanda e la paura di un futuro senza scuola e senza cultura, di una società in cui si è perso il concetto di sacrificio e di abitudine al lavoro.