La religione egizia fu ricca di molte divinità e intrisa di nebulosi misteri. Nel Pantheon egizio, un ruolo fondamentale fu riconosciuto alla dea Maat, simbolo di verità e giustizia, di ordine e di esattezza; ad essa fu attribuito il simbolo di una particolare unità di misura, perché? Scopriamolo.
Perché gli antichi egizi usano per la dea Maat il simbolo di una particolare unità di misura
Le motivazioni sono di due tipologie: la prima di carattere mitologico e la seconda di carattere geometrico. Secondo il mito, Maat era considerata la figlia di Ra e fu sposa di Thot con cui generò suo figlio Amon.
Si narra che suo padre Ra la mise in contrapposizione al Caos quando creò il mondo, da qui l’idea di Maat come simbolo di ordine cosmico. Per tale motivo, gli Egiziani iniziarono sin dagli albori a imperniare tutta la società secondo la legge di Maat. Al punto tale che la considerarono l’accompagnatrice delle anime dei defunti presso il Tribunale di Osiride, dove i morti erano giudicati in base alla genuinità del loro cuore, il quale veniva poggiato su un piatto della bilancia mentre sull’altro piatto veniva poggiata la piuma di Maat. Per via di questo compito amaro, la dea Maat era rappresentata con una piuma in testa che simboleggiava l’equilibrio del cosmo.
In recenti scoperte, invece, si nota che essa era rappresentata sempre collegata ad un rettangolo dalla cui estremità superiore sbucava fuori la testa della dea. Tale figura geometrica fu il cosiddetto rettangolo aureo che sta alla base di tutte le costruzioni dell’Antico Egitto.
In un papiro che si trova al museo del Cairo, la dea sorge da una figura rettangolare: non sembra strano quindi che gli egizi avessero applicato a questo rettangolo delle formule matematiche e geometriche visto che la dea Maat veniva ritenuta il simbolo dell’ordine della misura, dando così vita alla matematica.
Il rettangolo aureo diventa quindi il simbolo dell’ordine di Maat. Quando tale rettangolo viene disposto in modo orizzontale fa riferimento all’ordine fisico, mentre quando è disposto sul piano verticale fa riferimento all’ordine antropologico. La cosa curiosa è che tutte le divinità egizie hanno il corpo inscritto in questo particolare rettangolo misterioso. Ammettilo, non l’avevi notato!
Nella rappresentazione geroglifica del nome Maât compare il segno caratteristico del “cubito”, ossia l’avambraccio umano piegato ad angolo retto. Il cubito, o regolo, è cosa nota, era lo strumento utilizzato dagli Egizi Antichi nelle loro misurazioni. Il valore geometrico di Maât con le sue formidabili funzioni applicative pratiche quindi, era nella disponibilità delle genti che all’epoca abitavano la valle del Nilo. Di qui la “materializzazione” delle idee inerenti a Maât, identificabile in una forma geometrica il rettangolo, e più precisamente nel rettangolo d’oro i cui lati sono uno il doppio dell’altro. E il cerchio si chiude col valore preciso del cubito reale che vi deriva, cioè dm. 5,236. Infatti sommando i lati e la diagonale fra loro, cioè 1+2+√5=5,236. Ma il rettangolo aureo è solo la porta di entrata della dea Maât, chiamata lago della verità, per accedere alla sua verità, appunto, unica e indiscussa. E per riuscire a entrare occorre inventare una matematica ignorata nei testi accademici.
Gaetano Barbella