Perché la canapa è stata proibita

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Materia prima poliedrica e versatile, la canapa, anche se è stata proibita, ha rappresentato una preziosa risorsa grazie ai suoi molteplici usi.

Tale sostanza, infatti, può essere impiegata in molti ambiti: da quello tessile a quello, nel caso della cannabis indica, terapeutico o biologico. Preziosi sono i benefici di questa risorsa in grado di procurare sollievo in caso di malattie terminali o intense sessioni di chemioterapie.

Storia della canapa

La canapa è una sostanza antichissima: il suo utilizzo si colloca intorno all’VIII Millennio a.C.
Originaria dell’Hymalaia, questa pianta si è velocemente diffusa in tutto il globo grazie alle preziose proprietà.

Durante il XVII secolo, in America, esattamente in Virginia, venne varata una legge che esortava la coltivazione di canapa. La sostanza era utilizzata in molti Stati dell’Europa centrale fino allo scoppio della seconda guerra mondiale.

Tuttavia, ripercorrendo gli accordi segreti firmati dall’Italia dopo il grande conflitto, sembra che il Belpaese abbia assicurato ai neovincitori americani l’interruzione della produzione di canapa. Vediamo nel dettaglio perché la canapa è stata proibita.

Perché la canapa è stata proibita

Da quel momento in poi il Belpaese pose fine alla produzione di questa sostanza per acconsentire alla volontà degli americani. Sembra che i neovincitori americani nutrissero grande interesse ad abbattere ogni tipo di concorrenza per promuovere le multinazionali di loro proprietà. In particolare, un’azienda, la Dupont, aveva a cuore la distribuzione di fibre tessile sintetiche, come il nylon.

Il processo di proibizione in Italia fu lento e graduale: ed ecco che nel 1937 dall’America arrivò un provvedimento, definito “Marijuana taxation act“, volto ad inserire una vistosa sovrattassa sulla canapa. Molti ritengono che le fibre sintetiche distribuite dalla Dupont non avrebbero mai potuto affermarsi senza prima aver sgominato la principale competitor di allora: la canapa. Infatti, attraendo sempre maggiori consensi, la pianta aveva finito con l’affermarsi in maniera rapida in Italia.

In realtà il taxation act non si esaurì in questo modo: la Dupont mise in atto una potentissima campagna diffamatoria verso la sua rivale, la canapa, demonizzandone in tutti i modi i suoi utilizzi.

Tuttavia, oggi alcuni tipi di canapa sono acquistabili online, su siti come Royalqueenseeds.

Altre ipotesi

Un’altra ipotesi altrettanto valida vede la canapa in stretta competizione con il legname, altri sostengono, invece, che la vera competitor fosse la produzione di carta. Ad ogni modo, la canapa, già da prima della metà del Novecento, venne resa oggetto di un’accanita campagna denigratoria.

Inoltre, occorre considerare che la canapa veniva coltivata soprattutto in Messico e tale Stato era spesso oggetto di razzismo nell’immaginario americano. Pare infatti che la sostanza fosse malvista anche per questo motivo: così i magnati della politica tentarono di incrementare una battaglia diffamatoria probabilmente già in atto, dando adito a veri e propri capi d’accusa nell’intenzione di trascinare con sé l’opinione pubblica.

In questo modo vennero create delle attività pubblicitarie denigratorie che, facendo leva sulle proprietà allucinogene della sostanza, additarono la marijuana come simbolo di peccato e perdizione.

Conclusioni

In realtà l’esigenza di sballo, insita nel consumo di questa sostanza, è soltanto la punta dell’icerberg e dipende sempre dalla coscienza del singolo. E così, da pianta dalle molteplici risorse, la canapa venne presto additata come fonte di perdizione dall’opinione pubblica.

Indubbiamente l’uso di questa sostanza per finalità ludiche e di svago espone il soggetto a reazioni avverse, attacchi di ansia, asma, oltre a contribuire ad uno stato di dipendenza. Tuttavia, la canapa non è e non può essere soltanto questo: la fibra di canapa, ad esempio, può essere utilizzata nel settore tessile oppure nella medicina palliativa per la cura e il controllo del dolore.

In pratica le campagne denigratorie del corso del Novecento facevano leva soprattutto su uno dei possibili utilizzi della canapa: quello come stupefacente. In questo modo l’attenzione verso tutti gli altri usi veniva automaticamente svilita con tutte le conseguenze che ne derivarono.

Dunque, perché la canapa è stata proibita? Difficile dare un’ipotesi univoca: diverse possibili concause potrebbero aver agito simultaneamente. Ripercorrere la sua storia, i suoi impieghi e i suoi divieti, è indispensabile per accrescere consapevolezza intorno ad una sostanza la cui storia appare spesso confusa e scarsamente conosciuta.

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