Perché i datteri di mare sono vietati

divieto datteri di mareI datteri di mare sono dei molluschi bivalvi che appartengono alla stessa famiglia delle cozze. La
somiglianza con le cozze è notevole, anche se i datteri di mare hanno una forma più allungata e
stretta che ricorda appunto quella del dattero (il frutto). Questi frutti di mare hanno un gusto molto
prelibato e ciò li ha resi molto ricercati e apprezzati in ambito culinario. Questi molluschi sono
tuttavia considerati specie protetta sia in Italia che in altre parti del pianeta. Cerchiamo di capire le
ragioni per le quali i datteri di mare sono vietati.

Perché i datteri di mare sono proibiti: un divieto a favore dell’ambiente

L’Italia dal 1998 e l’Unione Europea dal 2006 hanno vietato per legge la pesca e il commercio dei
datteri di mare.

Le ragioni sono riconducibili non tanto alla tutela della specie in sé quanto al danneggiamento irreversibile al quale sono soggette le coste sulle quali i datteri vengono pescati.

Questi frutti di mare, infatti, vivono all’interno di profondi fori che essi stessi scavano attraverso le
rocce sommerse delle scogliere di natura calcarea. La pesca prevede l’estrazione dei datteri dalla
roccia mediante l’utilizzo di martelli pneumatici, esplosivi o, nel migliore dei casi, scalpelli.

Un’azione così devastante non può che distruggere qualsiasi forma di vita si trovi insediata sulla
roccia. Inoltre, diversi studi dimostrano che le scogliere, una volta danneggiate, non sono più
soggette a ricolonizzazione da parte degli organismi acquatici. In questo modo le coste sommerse
vanno incontro ad una desertificazione associata ad una grave perdita in termini di biodiversità.

Prima che venisse dichiarata una pratica illegale, la pesca dei datteri di mare ha contribuito alla
desertificazione di consistenti tratti di costa.

Nonostante la pesca e la commercializzazione del dattero di mare siano ritenute pratiche illegali,
questo mollusco è al centro di un vero e proprio mercato nero che perpetua la devastazione dei
tratti costieri generando un danno ambientale senza eguali.

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